IL RISTORASOGNI

Da qualche parte deve esistere per forza. Perché altrimenti, dove troverebbero nutrimento, i sognatori? Dove cercherebbero ispirazione, gli artisti? Cibo per le idee… energia per creare… fiducia per credere?
Dev’esserci, un posto così.
Anche perché l’ho sognato e i sogni non mentono.

IL RISTORASOGNI

Siamo all’interno di uno spazioso ristorante, con i tavoli ben distanziati l’uno dall’altro. Non sembrano esserci finestre, anche perché non si capisce dove inizino le pareti. La luce è diffusa e gradevole; per la verità, varia un pochino da tavolo a tavolo. Uno di questi è occupato da tre persone: padre, madre e ragazzino sugli otto/ dieci anni.

CAMERIERE:
“I signori desiderano?…”
SIGNORA:
“Ehm… io vorrei un arcobaleno, grazie”.
CAMERIERE:
“Scelta originale ed azzeccata, signora! Ne abbiamo di eccezionali, oggi: ha appena piovuto!”
SIGNORA:
“Ecco, però ci metta poco indaco, per favore: mi rimane sempre sullo stomaco, da un po’. Chissà perché…”
CAMERIERE:
“Beh, signora, si sa: l’indaco è sempre un po’ “carico”… ma non si preoccupi, ne mettiamo appena una lacrima… e per il signore?”
SIGNORE:
“Mah… io oggi non ho le idee molto chiare; mi sembra persino di non avere appetiti!”
CAMERIERE:
“Quand’è così, mi permetto  di suggerire al signore la specialità della casa: i sogni nel cassetto! Ne abbiamo di squisitamente irrealizzabili!”
SIGNORE:
“Oh sì, fantastico! Ho già l’acquolina in bocca! Faccia così, allora: mi porti  la realizzazione dell’ideale socialis…”
CAMERIERE:
“La devo interrompere, signore: chimere ed utopie sono richiestissime, di questi tempi e purtroppo finiscono in un batter d’occhio. L’ultimo “mondo migliore” l’ho servito un’ora fa.  Ma sono rimasti dei deliziosi sogni nel cassetto, come : “il grande romanzo che avrei voluto scrivere”, “ il fiore che non colsi”, “il grande medico che  potevo diventare…”
SIGNORE:
“Bene bene… allora mi pooorti… una PASSIONE! Sì, ecco:  una Passione travolgente!… Di quelle che ti sconvolgono la vita, rimettono tutto in discussione e ti levano ogni certezza da sotto i piedi… avrei sempre voluto provare una cosa del genere!”
CAMERIERE:
Benissimo, signore! … E come vuole che finisca? Tragicamente, allegramente, in sospeso… guardi che infinita non gliela possiamo servire, eh? Per i miracoli non siamo ancora attrezzati…”
SIGNORE:
“Guardi…. faccia lei… che sia una sorpresa, d’accordo?”
CAMERIERE:
“Certo, signore: non rimarrà  deluso, vedrà… e per il piccolo?
BAMBINO:
“Posso avere una bacchetta magica?…”
SIGNORA:
“Luigino! Quante volte ti devo dire di non essere ingordo?! Scegli una cosa sola!”
CAMERIERE:
“Fra l’altro, piccolo, temo che le bacchette magiche siano esaurite insieme alle chimere e alle utopie!… Però ci sono rimasti degli originalissimi punti per avere due mesi di bel tempo e una raccolta competa di “Bravissimo!” con la calligrafia della tua maestra”.
BAMBINO:
“Davveeero?! Anche in matematica?”
CAMERIERE:
“Ma certo, caro: com-ple-ta!”
BAMBINO:
“Oh, sì sì! Allora prendo quella!”
CAMERIERE:
“… Da bere, signori?… Succo di buonumore… dello spirito… una spremuta di energia… del frullato di ottimismo… o magari una lacrimuccia di speranza?…”
SIGNORA:
“Per noi  frullato di ottimismo come se piovesse e per Luigino… avreste del concentrato di raziocinio?… Sa com’è: è una cosa che gli è sempre mancata!”
CAMERIERE:
“Mi permetto di farle osservare, signora, che il concentrato di raziocinio, da solo, è un po’ amaro… per un bambino sarebbe forse più indicata dell’immaginazione o, al massimo, un po’ di buon senso…”
SIGNORA:
“Oh sì: un po’ di buon senso  sarebbe perfetto!… Vero, Luigino?”
BAMBINO
“Ehm…  (abbassando la voce) ma  il buon senso è dolce?…”
SIGNORA:
 “Ma certo, sciocchino! Lo dice la parola stessa: BUON senso”

(Il cameriere si allontana sorridendo, mentre i tre si predispongono a consumare le loro portate, concentrandosi ad occhi chiusi.
Il tempo, al Ristorasogni, è un concetto relativo.
Ma per semplicità, diciamo che passato “un po’ di tempo”, i tre riaprono gli occhi, soddisfatti e intontiti proprio come dopo una magnifica dormita.
Stiracchiandosi sorridenti, si scambiano qualche impressione l’un con l’altro, ritornando un po’ alla volta, alla realtà).

SIGNORE (ancora beato):
“Cameriere! Il conto, prego!”
CAMERIERE:
“Certo, sognare… ops!… Certo, signore!… E’ bello sognare, signore…vero?… I signori sono soddisfatti?…”
SIGNORA (con aria, appunto, sognante):
“Oh, mooolto!… L’arcobaleno era… era… era… ERA!”
SIGNORE (malizioso):
“E la passione, proprio come la volevo io: breve ma intensa!”
BAMBINO:
“Uh! I “Bravissimo” erano fichi da morire!”
CAMERIERE:
“Benissimo, signori; anche il conto non vi deluderà: andiamo sempre leggeri…”
SIGNORE:
“Accettate sorrisi?”
CAMERIERE:
“Ma naturalmente, signore!… Sorrisi, battimani, “alé-oh-oh!”, “chi-non-so-gna-è un-idio-ta”, risate sgangherate, lacrime di felicità… purché sia riconoscenza sincera, per noi va tutto bene!… In questo caso ci accontentiamo di quattro risate e tre battimani, signori”.
I tre (all’unisono):
“AH AH AH AH !… CLAP CLAP CLAP!”
SIGNORE:
“RICLAP E RICLAP!… Questi sono per lei: per l’ottimo servizio…”
CAMERIERE:
“Molto generoso, signore! Mi permetta, allora, di offrire ai signori un  goccio di euforia della nostra riserva…”
SIGNORE:
“Molte grazie davvero! Accettiamo volentieri!”

Dopo aver gustato la bibita speciale, i tre si alzano dal tavolo, salutano il cameriere ed escono. Fuori, il cielo è grigio e sta ricominciando a piovere. Il bambino si pente in cuor suo di non aver scelto i buoni per avere due mesi di bel tempo.
Ma ignora che tanto, fuori dal “Ristorasogni”, non avrebbe potuto utilizzarli.

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