NOI SI’…

…Che sapevamo vivere. Noi che uscivamo dalla guerra ed eravamo cresciuti mangiando fame, paura e incertezza. Noi che, proprio per questo, sapevamo godere di tutto: di una bella mattina di primavera, di un bocciolo di rosa, di una panchina per riposare al sole. Io poi ero così innamorato di Agnese, che mi bastava starle accanto, sentirla parlare e vederla ridere. Ah! La risata di Agnese!… Durante la guerra era sfollata nella piccola città di provincia che, più tardi, divenne la mia prima condotta di giovane medico. C’era tanta di quella voglia di vivere e aiutare, durante la ricostruzione, che spesso si organizzavano feste di beneficenza, tombole, serate danzanti all’aperto… ogni scusa era buona per stare insieme e chiacchierare fino a tardi. Giovani e anziani. Io ero sempre in prima fila, malgrado andassi in giro tutto il giorno in bicicletta da un paziente all’altro. Conobbi Agnese al banchetto di una fiera di beneficenza e mentre le compravo una torta, lei mi sorrise, abbagliandomi per la vita. Ci sposammo pochi mesi dopo e Agnese amministrava con cura le fortune con cui i miei assistiti mi ricompensavano: uova, burro, verdura e persino (quando la riconoscenza superava tutti gli standard) qualche pollo. Che lusso, quelle sere! Lei, comunque, sapeva cosa cucinare anche nei giorni grami. Ricordo come fosse oggi quello che chiamavamo il pastone dei poveri. Patate lesse tagliate a fette e messe in casseruola. Tra uno strato di patate e l’altro, qualunque avanzo era buono: prosciutto, carne, verdure, formaggio. Sopra (se c’erano latte e farina) una nevicata di besciamella, che (in forno per qualche minuto) formava una deliziosa crosticina. Cibo povero ma gustoso, acqua corrente, le nostre due stanzette semi spoglie e, soprattutto, Agnese con me. Davvero non chiedevo altro.

E ora che siamo vecchi, guardo i miei nipoti e mi faccio una domanda: quanto ci vuole, ai ragazzi d’oggi, per essere felici? Cosa li fa ridere o piangere? A cosa credono? Per cosa combattono… se combattono? Le guardano le loro ragazze, come io guardavo la mia?

Domenica prossima, saranno tutti qui e Agnese, come sempre, mi chiede un consiglio su cosa cucinare. La risposta mi viene dal cuore: “Perché non fai il pastone dei poveri?”

Lei mi guarda stupita e poi, lentamente, le si allarga un sorriso sul volto. QUEL sorriso.

“Buon’idea!” Mi dice “credi che un Cabernet Sauvignon delle Cantine Rossella, sarà all’altezza?…”


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