GOSPEL DI UNA CAMPANA

Mi hanno tirato fuori le budella e le hanno lasciate lì, ai miei piedi. Niente di tuo gusto, teppistello fumato? Nulla che possa farti sembrare abbastanza homeless? O essere venduto a un mercatino dell’usato per garantirti una sniffata o una pillolina estatica? Volevi solo far vedere alle ragazze come si sventra una campana gialla?… Fiiico!… Jack lo squartatore non avrebbe saputo fare di meglio. Proprio lo spettacolo che mancava per migliorare l’aspetto di questa ridente periferia. “Degradata”, la chiamano. Che poi qualcuno me lo deve spiegare: quando mai è stata promossa?…

Certo che è sciroccata, la gente. Noi dovremmo raccogliere vestiti e scarpe per i poveracci e invece ma guarda!… Persino una bambola mi hanno messo in pancia!… Una bambola di stoffa che adesso dorme per terra, in mezzo agli stracci. E non sembra neanche rotta: solo un po’ sporca.

Che storia. Risvolti da cronaca nera: “Bambola ritrovata miracolosamente in buono stato di salute in una campana degli abiti usati.  La madre adottiva, prima di abbandonarla, l’aveva avvolta negli stracci affidandola alla fortuna”.

Mica male. Mi piacerebbe che finisse nelle mani giuste. E da queste parti non è difficile. Sono tanti, qui, i bambini in grado di apprezzare un giocattolo usato. Per esempio, basterebbe che passasse lei…con quelle piccole mani nervose sempre in cerca di qualcosa. Come se avesse bisogno di riempirle, di tenerle occupate in qualche modo. Come se dovesse giustificare la loro esistenza. O la sua, chi lo sa. Be’…senti, Grande Zot delle campane gialle: devi riconoscere che non ti ho mai chiesto niente. E dunque puoi fare lo sforzo di ascoltarmi, no?

Ecco qua, allora: prima che faccia giorno e una mamma rom se la imboschi nel tascone della gonna… prima che un nottambulo filtrato decida di regalarla alla sua ragazza… prima che qualche estroso collezionista raccolga il giocattolo “vintage”… ti prego, Creatore e Signore degli abiti riciclati, Tu che tutto ricuci, fai che la trovi prima lei e che se la porti via per giocarci e volerle bene.

Sarebbe un po’ come se una parte di me le stesse sempre accanto. Il mio cuore di lamiera nel petto di stoffa della sua bambola… non è un’immagine poetica? E dunque accogli la mia preghiera, Onnipotente Stilista di tutti i poveracci: fai che passi di qua la mia bambina preferita.

La piccola Aisha dalle trecce nere

gli occhi troppo grandi

e le mani troppo vuote.

Amen.


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